Preghiera Ecumenica nel segno di San Gregorio Armeno, l'Illuminatore

Lo scorso 23 novembre, la Chiesa di San Gregorio Armeno ha fatto da sfondo a un intenso incontro di Preghiera Ecumenica.

La Superiora generale, M. Giovanna De Gregorio, insieme alla Superiora locale, Sr. Nimfa Dela Cruz e alla Comunità di San Gregorio Armeno, ha accolto S. Em.za Khajag Barsamian, Rappresentante della Chiesa Armena a Roma, S.Ecc.za Mons. Domenico Battaglia, Arcivescovo Metropolita di Napoli, Mons. Gaetano Castello, Vescovo Ausiliare di Napoli oltreché Responsabile per l'Ecumenismo e il Dialogo interreligioso  e Padre Tirayr Hakobyan, Responsabile della Chiesa Apostolica Armena d’Italia, che hanno voluto testimoniare l'importanza dell'unione delle chiese cristiane nel mondo.

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Ha introdotto la cerimonia Mons. Battaglia, ricordando come nacque il legame speciale tra i napoletani e gli armeni, nel segno del Patriarca Illuminatore "La Chiesa di San Gregorio Armeno sta al centro della città di Napoli, nel cuore pulsante della vita napoletana, lungo la via detta 'dei Presepi', conosciuta in tutto il mondo per la produzione di questo segno di Natale. Da quando arrivarono a Napoli le monache Basiliane nell' VIII secolo, portando con loro le spoglie di San Gregorio Illuminatore, si creò un legame speciale con gli Armeni perché i napoletani custodirono dalla furia dell'iconoclastia le reliquie più preziose per quel popolo, cioè i resti mortali del Fondatore della loro cristianità. Un evangelizzatore che dinanzi al sacrificio della vita non si tirò indietro perché Cristo fosse conosciuto tra la sua gente. Mi piace pensare che San Gregorio, conoscitore profondo dell'animo umano abbia non solo portato il Vangelo di salvezza, ma abbia profuso la carità di Cristo per i più indifesi e per i più poveri di quella terra, mi piace pensare che il suo esempio di coraggio nel difendere la fede di Gesù Cristo sia stato di conforto e di sprone ai tanti Armeni, che come Lui hanno donato la propria vita perché vi fosse la possibilità di vivere serenamente tra le montagne dell'Armenia. Papa Francesto rivolgendosi ai fratelli e alle sorelle della Chiesa Armena nel primo centenario del genocidio degli armeni ci ricordava come questo popolo sia stato forgiato nel dolore e nella prova. La violenta e cruda persecuzione che gli Armeni subirono mentre in tutta Europa imperversava la Grande Guerra ha lasciato un segno profondo nella storia di questo popolo e di ogni famiglia armena. Voglio esprimere la vicinanza mia e di tutta la Chiesa di Napoli a tutta la Chiesa Armena, impegnata a tenere viva la memoria di questa identità segnata dal martirio, in tutte le parti del mondo in cui il popolo armeno è stato costretto a disperdersi. Il Signore Gesù è venuto ad annunciare il lieto messaggio a coloro che sono ai confini dell'Europa e che fuggono dalle atrocità delle guerre e dei massacri. Il lieto annuncio è per coloro che si trovano sui barconi e che stanno in balia delle onde. La salvezza bussa alle porte di quelle popolazioni assetate di giustizia".

Molto sentito l’intervento di S. Em.za Khajag Barsamian, che dopo aver ricordato l’apposizione della Khachkar, la croce di pietra, che nel 2015 venne posta all’ingresso della Chiesa dal Presidente della Repubblica Armena, Serz Sargsyan, in ricordo delle vittime del genocidio armeno, ha richiamato il Vangelo di Giovanni (15,1-8) ‘Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla’, per sottolineare uno dei principi fondamentali della nostra fede cristiana: “Dio è il Creatore, è la sorgente di ogni bene. Tutto ciò che abbiamo o siamo in questa vita è dato per abbondante grazia divina”.

Il Rappresentante della Chiesa Armena ha voluto evidenziare che per avere l’unione di tutte le chiese cristiane bisogna restare uniti a Cristo: “Come i tralci si aggrappano alla vite così noi essendo innestati in nostro Signore Gesù Cristo, viviamo con le grazie da Lui dispensate. Se ci stacchiamo dalla vite ci sediamo e moriamo. Solo rimanendo in Dio, uniti a Nostro Signore Gesù Cristo possiamo superare le prove e le difficoltà della vita, proprio come i tralci attaccati alla vite possono resistere alle intemperie. Il suddetto brano del Vangelo incarna in sé anche il principio di base dell’unione delle chiese cristiane, ovvero l’affermazione che Cristo è presente in ogni credente, in ogni chiesa. Se tutti rimaniamo in Cristo, non ci saranno cristiani o chiese estranee fra loro".

L'Arcivescovo Armeno ha quindi riportato le parole di Sua Santità Papa Francesco, ‘Nella misura in cui rimaniamo in Dio, ci avviciniamo agli altri e nella misura in cui ci avviciniamo agli altri, rimaniamo in Dio’, per ribadire che solo uno stratto legame tra noi e Dio, può creare anche un legame con gli altri, sottolineando altresì, che non abbiamo creato noi questa unione, ma è puro dono di Dio. “Usualmente diciamo che siamo noi in Cristo attraverso il nostro battesimo che in realtà non è il nostro” ha continuato Barsamian, “ma il battesimo di Cristo. E’ Cristo che ci unisce con il battesimo e ci accoglie nel suo unico corpo che è la Chiesa. Esistono le differenze che ricompariscono la Chiesa di Cristo. Ad esempio, differenze culturali, esaltazioni di alcune verità evangeliche o di forme di culto e così via. La celebrazione all’unione e la convinzione che Cristo dimora in ciascuno di noi. Questa affermazione può sollecitare cambiamenti non solo nei singoli credenti, ma anche nelle chiese, perché anche le chiese sono chiamate a riconoscere che Cristo dimora in ognuno di noi. Non importa a quale chiesa apparteniamo, tutti i cristiani e le chiesa sono chiamati ad unirsi per mezzo di quelle grazie di unione che Nostro Signore ha dispensato ai suoi discepoli circa duemila anni fa.

L’incontro di oggi, nel luogo di culto che porta il nome del fondatore della Chiesa Armena, riconosciuto e venerato da tutte le chiese apostoliche antiche, rende dei meravigliosi esempi di come i cristiani possano unirsi attorno alla testimonianza di un santo. Possa il Patriarca Illuminatore, con la sua intercessione e l’esempio di vita, guidarci verso la consapevolezza del valore cristiano dell’unità. Possano le chiese cristiane ricevere di nuovo il dono dell’unità di cristo, riconoscendo la presenza costante di Cristo di tutte le chiese, attraverso la parola ed opera di tutti noi. Rendiamo visibile la nostra unione di Cristo. Mostriamo al mondo il frutto della costante presenza di Cristo nella nostra vita per la gloria della Santissima Trinità, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen”

Durante la preghiera, gli arcivescovi si sono recati nella cappella  dove è custodito il cranio di San Gregorio l'Illuminatore e hanno offerto il dono dell'incenso.
La celebrazione si è conclusa con la deposizione di una lampada accesa ai piedi del Khachkar, perpetua memoria delle vittime del genocidio armeno.  
                                                                                                                                                                               Laura Ciotola
 


Ultima modifica il Martedì, 30 Novembre 2021 11:04
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