“La misericordia di Dio è una realtà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuovono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio. […] Proviene dall’intimo come un sentimento profondo, naturale, fatto di tenerezza e di compassione, di indulgenza e di perdono” (Papa Francesco, Misericordiae vultus, 6).
Il 19 novembre si è tenuto a Roma, presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose, il Convegno sulla Misericordia di Dio nella vita consacrata, a cui hanno partecipato alcune Suore Crocifisse.
Il Convegno ha affrontato il tema della vita consacrata vista come strumento della misericordia del Signore, laddove la persona consacrata deve prima, attraverso lo Spirito, far luce dentro se stessa per poter divenire a sua volta luce per il mondo: accogliere la misericordia per diventare testimoni della misericordia.
Leggiamo quanto ha scritto suor Annalee Bacea.
“La meditazione ascoltata durante il convegno sulla misericordia ci ha molto arricchite da un punto di vista spirituale. Suor Daniela Del Gaudio, una delle relatrici, ci ha parlato di Maria, icona di misericordia e della vita consacrata. Il “si” di Maria, “si” detto all’incarnazione di Suo Figlio, è modello per ogni persona cristiana e soprattutto per ogni consacrato, è un dono di sé all’altro: se siamo amate, siamo anche capaci di donare amore. Noi religiose dobbiamo pertanto amare e donare noi stesse, annunciando la Misericordia e portando in comunità e nel mondo, la presenza di Cristo come segno del Regno, come vera icona di Dio.
Molto interessante è stato anche l’intervento della professoressa Marta Rodriguez sulla accettazione e sulla conversione del proprio sé: Misericordia e Psicologia.
Il perdono di se stessi assume una carica di responsabilità: bisogna saper cogliere la propria colpa per potere cogliere la colpa degli altri. Di solito chi è più ferito è colui che per primo chiede perdono, sia come atto di liberazione che di misericordia. Le fasi del perdono sono: accettare una perdita irrimediabile, accettando che il passato non si cancella. Si trasforma il ruolo di vittima in un ruolo di perdono. Il Vangelo di Luca (capitolo 6, versetti 32-35) dice “… Amate i vostri nemici e fate del bene, siate misericordiosi com’è misericordioso il Padre Vostro” - “Se Dio mi ama chi sono io per non amare? E se Dio mi perdona chi sono io per non perdonare?”. Molto importante nella vita comunitaria è pertanto il ruolo della misericordia. Bisognerebbe sempre chiederci se le nostre comunità sono segno profetico dell’unione trinitaria. E’ di fondamentale importanza, nella vita di una persona ferita, il ruolo fraterno: quando una persona non è stata amata, per esempio da una madre o da una padre, è una persona che lotta con la gelosia, l’ invidia, la durezza ecc. e la ferita va guarita con la correzione e l’amore fraterno: pertanto bisogna sempre guardare alle nostre sorelle con uno sguardo materno, così da fare l’esperienza della misericordia nella propria comunità, nel cammino di ogni giorno. Siamo misericordiosi, perché Dio è misericordioso!”
suor Annalee Bacea
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