News (134)

Omaggio alla Venerabile Maria Pia Notari

In occasione del centenario della nascita al cielo della venerabile Madre Maria Pia della Croce – Notari (1 luglio 2018 - 1 luglio 2019), Fondatrice delle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia, la Penitenzieria Apostolica del Vaticano, ha concesso a tutti i fedeli, che visitano una delle cappelle delle comunità delle suore crocifisse in tutto il mondo, di ottenere il dono dell’ Indulgenza plenaria.

Condiviadiamo questo video preparato dalle Suore Crocifisse della Comunità di Roma che così hanno voluto omaggiare la nostra Fondatrice.

Leggi tutto...

Apertura dell'Anno Centenario della Venerabile Madre Maria Pia della Croce-Notari a Conversano

Nella ricorrenza del centenario della nascita al cielo della Venerabile Madre Maria Pia della Croce–Notari, Fondatrice delle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia, martedì 4 settembre, presso la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano di Conversano, si è svolta la solenne celebrazione eucaristica di apertura dell’Anno Giubilare, presieduta da Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Favale, Vescovo della Diocesi di Conversano–Monopoli.

Prima della Santa Messa, il diacono Stefano Lomele ha tenuto una breve catechesi sull’Indulgenza Plenaria, evidenziando come, nel Sacramento della Riconciliazione, l’amore di Dio e il peccato commesso dall’uomo si incontrano e l’abbraccio Paterno di Dio, nella Sua grande Misericordia, accoglie la miseria dell’uomo. Il diacono ha quindi sollecitato i presenti a vivere seriamente quest’anno di grazia.

Dopo le Letture, il Vescovo Favale, ha tenuto un’illuminante omelia che di seguito riportiamo:

“Vogliamo lasciarci guidare dalla Parola di Dio che abbiamo ascoltato quest’oggi per comprendere la figura di questa donna straordinaria che l’Istituto delle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia, in questo anno vuole ricordare nel centenario della sua preziosa morte. È proprio vero che il Signore con la Sua parola ha sempre da dirci qualcosa che aiuta il nostro cammino di fede, e i Santi sono l’espressione visibile e concreta della parola di Dio.

Io voglio trarre spunto per la meditazione e riflessione di questa sera dal brano ascoltato nella prima lettura, tratto dalla prima lettera dei Corinzi dell’Apostolo Paolo.

L’apostolo scrivendo ai cristiani di Corinto e oggi parlando a noi, ci ha detto che lo Spirito di Dio conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio. Chi più dello Spirito di Dio può conoscere Dio, il mistero della Trinità, il Dio inaccessibile, il Dio infinito che si rende visibile, si rende alla portata degli uomini attraverso l’incarnazione del Verbo, la seconda persona della Santissima Trinità e poi con il dono che il Signore è risorto dai suoi discepoli, lo Spirito Santo.

L’inavvicinabile, l’inconoscibile diventa accessibile, grazie allo Spirito Santo. E’ lo Spirito che aiuta l’uomo a penetrare nel mistero di Dio, nelle profondità di Dio. Ci ha detto San Paolo, chi invece non ha lo Spirito di Dio non riesce a scrutare la profondità di Dio, si ferma alla materialità dell’esperienza quotidiana della propria vita e non riesce a leggere la propria vita nella luce del mistero di Dio, chi si lascia guidare dallo spirito umano o peggio dallo spirito del mondo.

L’orizzonte di costui o di costei è limitato, non riesce ad andare al di là della propria persona ed è la realtà che circonda quella persona. La conoscenza si limita, per chi ha lo spirito esclusivamente umano, a ciò che è tangibile, visibile, accessibile. Non può avvicinarsi a Dio, non può conoscere Dio chi si lascia guidare dallo spirito dell’uomo. San Paolo dice che noi abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio, per cui possiamo scrutare il mistero di Dio, comprendere le cose di Dio e di conseguenza lasciarsi guidare dallo Spirito di Dio, questo lo può fare solo chi penetra nel mistero di Dio e diventa una cosa sola con Dio.

Miei cari i Santi chi sono? Se non quegli uomini e quelle donne che hanno fatto questo salto di qualità nella loro vita, non leggono più la propria vita e gli eventi che accadono attorno a se con la logica dello spirito umano. I santi e le sante sono coloro che immersi nel mistero di Dio si lasciano illuminare da Dio e sanno leggere la propria vita e gli eventi che accadono intorno a sé con gli occhi di Dio e sanno inserire quanto accade nella propria vita e nella storia in quel grande disegno d’amore che Dio ha pensato per noi e che chiamiamo la storia della salvezza.

Questi sono i Santi. I Santi sono coloro che vivono immersi nel mistero di Dio, ma questo non li porta ad isolarsi nella storia, a vivere quasi in una campana di vetro e a disinteressarsi di ciò che accade attorno. I Santi, proprio perché sono guidati dallo Spirito di Dio e condotti nel mistero inaccessibile e stupendo di Dio, nella luce di Dio sanno leggere gli eventi della storia e sanno scorgere i tratti dell’amore di Dio in ciò che accade nel quotidiano, nell’esperienza concreta di ogni giorno. Questi sono i Santi. Noi quando pensiamo ai Santi, diciamocelo francamente, pensiamo che costoro sono uomini e donne dotati di poteri non comuni, straordinari: fare miracoli, predire il futuro. No, i Santi non sono questi, i Santi sono quelli che si lasciano guidare dallo spirito di Dio e vivono il mistero d’amore di Dio e nella luce di Dio sono fermento di novità nella storia, fecondano la storia trasformandola dal di dentro, per questo i santi non passano mai di moda, sono sempre attuali.

Noi ricordiamo tanti santi vissuti secoli fa, li avvertiamo vicino a noi, sentiamo che abbiamo bisogno della loro presenza. Perché? Perché loro riescono a parlare ancora oggi, perché sono stati uomini e donne impregnati dell’amore di Dio, hanno saputo dare risposte al loro tempo, ciò che accadeva concretamente nella storia e riescono a dare ancora oggi le risposte con la loro testimonianza. In questa Chiesa si venera Santa Rita, tanti secoli fa è vissuta, eppure noi la avvertiamo vicina a noi. E’ stata donna, moglie, madre consacrata e ancora oggi Santa Rita a distanza di secoli riesce a provocarci. Perché? Perché lei era immersa nel mistero di Dio, guidata dal mistero di Dio, lo Spirito santo ricevuto nel battesimo e confermato nella cresima.

E così è stata Madre Maria Pia della Croce che ci accingiamo ad onorare in questo anno giubilare in occasione del centenario della sua morte.

Chi è stata questa donna napoletana vissuta a cavallo tra 800 e il 900. Una donna che non ha opposto resistenza allo Spirito Santo, si è lasciata guidare dallo Spirito Santo e ha vissuto la gioia di essere figlia di Dio.

San Paolo scrivendo ai romani dice che coloro che si lasciano guidare dallo Spirito di Dio sono figli di Dio e proprio perché lei è figlia di Dio, ha vissuto l’intimità con questo Dio amore, si è lasciata trasformare dall’incontro con Dio e in lei si è acceso un amore così forte che l’ha spinta a voler dare un segno nella storia, nella sua città, tra le situazioni più difficili, tra le emergenze sociali che il territorio faceva emergere.

Si è messa al servizio soprattutto degli ultimi che ha voluto, che attorno a lei si creasse una piccola famiglia che poi mano a mano si è sviluppata, di donne che come lei, afferrate dallo Spirito di Dio, immerse nel mistero di Dio, potessero poi vivere al servizio dei fratelli.

L’Istituto delle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia che tanto bene hanno fatto e fanno ancora oggi nella chiesa, nei luoghi in cui loro vivono e operano.

I Santi non passano mai di moda, sono sempre attuali perché vivono in Dio ed hanno messaggi forti per tutte le generazioni.

Madre Maria Pia non passa di moda, non può passare di moda, perché è stata una donna rivestita di luce, è stata davvero come Gesù ha chiesto ai discepoli, sale della terra e luce del mondo, con la sua testimonianza di vita evangelica e di donna consacrata a Lui.

Miei cari, il messaggio che allora vogliamo portare stasera con noi, dopo aver condiviso questa eucarestia: anche noi abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio, lasciamoci guidare dallo Spirito di Dio, per scrutare il mistero di Dio.

Dio non è inaccessibile, lontano da noi, inavvicinabile.

Si è vero, come fece Mosè, quando sostò davanti al roveto ardente, anche noi dobbiamo toglierci i sandali, cioè dobbiamo liberarci da tutti quei pesi che non ci avvicinano a Dio, però dobbiamo aver fiducia di poter conoscere questo Dio che è misericordia, amore sconfinato, amore infinito e anche noi immersi in Dio in una relazione vitale con lui, lasciamoci guidare dallo spirito di Dio per compiere le opere dell’amore nel quotidiano, nelle situazioni di vita, nella famiglia, nella professione, nel servizio alla comunità.

L’amore di Dio ci deve spingere ad essere fermento di vita nuova, una vocazione alla santità.

Papa Francesco ci ha fatto dono di un documento stupendo: “Esortazione Apostolica gaudete et exsultate” sulla santità cristiana, questo dice concretamente, ognuno deve vivere la santità nel proprio stato di vita, lasciandosi guidare dallo Spirito di Dio, vivendo l’esperienza di comunione con Dio e portando Dio nel mondo per santificare il mondo.

Questi sono i santi e tutti lo possiamo fare, non c’è bisogno di aver studiato teologia, o di aver fatto corsi universitari nelle scienze sacre, per fecondare il mondo con la santità basta essere aperti allo spirito di Dio e tutti abbiamo ricevuto questo spirito nel battesimo e nella cresima.

Miei cari alla scuola di Madre Maria Pia della Croce, alla scuola dei Santi anche noi esercitiamoci ogni giorno in questa docilità allo Spirito Santo, vinciamo lo spirito dell’uomo mortale che è in noi, abbandoniamo l’uomo vecchio direbbe San Paolo, rivestiamoci dell’uomo nuovo, poi lasciamoci permeare dallo Spirito di Dio, che ci conduca a comprendere il mistero ineffabile di Dio trinità, e ad essere nel mondo il segno dell’amore di Dio.

Sia questo l’impegno che prendiamo in questo anno giubilare.

Le suore sicuramente ci offriranno tante opportunità per conoscere la Venerata Madre che ha esercitato in grado eroico le virtù cristiane, man mano che conosceremo Madre Maria Pia alla sua scuola diciamo, ognuno dica a se stesso: ed io cosa posso fare per trasformare il mondo? Lei lo ha fatto da suora, io da vescovo, da prete, da diacono, da suora, da battezzato, da sposa, da sposo, da figlio, io cosa posso fare per fecondare la storia?

Posso fare questo, lasciarmi guidare dallo Spirito di Dio, sempre, in ogni istante.

Sia così per tutti noi, oggi e sempre.”

Alla conclusione della celebrazione la Superiora della comunità di Conversano, suor Marilou Corvero Luna, ha espresso la sua gratitudine a Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Favale per l’attenzione, la disponibilità e la cura paterna verso la comunità, ai concelebranti per la loro presenza, e la loro costante guida ed amicizia e in particolar modo al carissimo Don Angelo, che nei momenti difficili è sempre vicino alle suore, come un grande angelo, mandato dal cielo per loro. Ha altresì ringraziato il diacono Stefano Lomele per la sua partecipazione e per la breve catechesi sull’Indulgenza plenaria e l’onorevole Sindaco Avv. Pasquale Loiacono per la sua presenza. Ha quindi espresso un grazie di cuore a tutti i presenti, per aver condiviso con loro questa grande gioia e questo momento di grazia che la Chiesa, nostra madre, continuamente ci dona.

Per concludere ha condiviso un versetto della preghiera composta dalla Venerabile Madre Maria Pia della Croce, nella ricorrenza del Giubileo dell’anno Santo 1900, proclamato da Papa Leone XIII:

“Gesù mio Vi ringrazio della bontà del vostro cuore, che mi ha fatto fare il Santo Giubileo. Gesù mio, in questo momento vorrei possedere tutti i cuori delle creature, passate, presenti e future, e tutti questi cuori vorrei che Vi amassero, Vi conoscessero e Vi lodassero nel tempo e nell’eternità e fate o Gesù, che questo mio Istituto Vi Lodi e Vi ami fino alla consumazione dei secoli”.

Con questa preghiera della Madre Fondatrice, le suore crocifisse, hanno voluto esprimere il loro grazie di cuore, assicurando per tutti le loro preghiere.

Conversano, 7 Settembre 2018

 

Leggi tutto...

Le Crocifisse del Paradiso

Da uno scritto del 1916...

Prefazione

Sono già trascorsi oltre trent’anni dalla Fondazione dell’Istituto (1885-1916). In tutto questo tempo parecchie Crocifisse se ne volarono già in Paradiso a godere tutto intiero Colui che avevano cercato e amato su questa terra della prova e dell’esilio.

Il ricordo delle loro virtù, spinte talvolta fino all’eroismo, è ancora vivissimo nel cuore delle non poche superstiti, e principalmente nel cuore della Fondatrice, in cui le memorie del passato sono efficacemente vivificate dall’amore svisceratissimo che ha sentito e sente per ciascuno delle Figlie sue. Ma verrà giorno in cui anche la Fondatrice e quelle altre che restano, depositarie del passato, dovranno sottostare alla legge comune della morte, e la storia intima di tante anime Crocifisse, che è poi la storia vera dell’Istituto, correrà pericolo di dileguarsi tra gli aridi misteri del sepolcro. Ora a scongiurare questa, che potrebbe chiamarsi una vittoria del tempo, contro un’opera voluta e difesa da Dio medesimo, abbiamo pensato di raccogliere in queste  pagine, come in altrettanti quadretti, le migliori notizie riguardanti quelle Crocifisse, che già compirono il loro sacrificio d’amore; facendo voti che altri, dopo di noi,  vorranno seguitare quest’ opera da noi cominciata. Ed ecco la ragione prima di questo libro che abbiamo intitolato: 

"Le Crocifisse del Paradiso"

Gli altri motivi, che ci hanno indotto a porre mano a questo lavoro, si possono facilmente indovinare. Forse verrà tempo in cui le Crocifisse, ancora militanti, sentiranno il bisogno di rivivere i primi tempi dell’ Istituto; di ritemprare lo spirito loro a quel fervore primiero, che accompagna l’inizio di tutte le opere sante, e allora basterà loro di aprire questo libro per conseguire, almeno in parte, lo scopo.

Potrebbe anche succedere, in un tempo più o meno lontano, che persone semplicemente studiose siano prese dalla vaghezza di conoscere il nome, la vocazione, lo spirito delle Crocifisse, o di studiare le meraviglie di Dio nella santificazione delle anime, e allora basterà questa raccolta di piccole Biografie a soddisfare sufficientemente la loro ammirevole curiosità.

Voglia Iddio delle misericordie, fatto Pane per noi, benedire le nostre buone intenzioni, e farci grazia per questa poca fatica, che l’ultimo palpito del nostro cuore sia tanto forte da compensargli perfettamente le antiche infedeltà.

                                                                                                                                 S. Giorgio a Cremano 1 Dicembre 1916

 

Introduzione

Un giorno di Sabato Santo, quando l’Istituto contava già parecchi anni di vita, una Suora Crocifissa, ora Serva di Dio, ebbe la seguente visione: 

“Le parve trovarsi in un delizioso giardino, ricco di ogni specie di fiori, la cui bellezza e il cui profumo non avevano nulla di umano. E mentre ripensava alla possibilità di raccoglierne un mazzolino per farne gentile regalo alla Fondatrice, in quel giorno della Resurrezione, fu colpita improvvisamente dalla maestosa figura di un giardiniere!.. Egli guardava con amorosa gelosia tutti quei fiori, principalmente i più piccoli e delicati, e vi versava sopra un’abbondanza di acqua limpida e fresca... Al tocco di quell’acqua i piccoli fiori crescevano meravigliosamente, riacquistavano una più pura bellezza, e spandevano all’intorno un odore più sottile e inebriante!”

Questa simbolica visione fu accompagnata da tanta luce d’intelletto, che la Serva di Dio comprese perfettamente come quel giardino simboleggiasse l’Istituto; i fiori le Crocifisse Adoratrici; il giardiniere Nostro Signore Gesù Cristo, e l’acqua prodigiosa, la grazia santificante.

Fu allora che la santa Suora non ebbe mai più voglia di toccare i simbolici fiori, mentre il geloso Giardiniere ne ha colti e ne va cogliendo, per fregiarne la sua gloriosa corona. E l’Istituto tutto, ha guardato e guarderà con gioia la invidiata fortuna di quelle Crocifisse, che fatte mature dalla grazia, hanno, l’onore della precedenza contentandosi magari di conservarne la memoria.              

                           

Leggi tutto...

Commemorazione di Santa Patrizia del 25 agosto 2018

Anche questo 25 agosto, nella Chiesa di San Gregorio Armeno, la città di Napoli ha commemorato Santa Patrizia con una solenne Concelebrazione Eucaristica, presieduta dal Cardinale di Napoli, Mons. Crescenzio Sepe.

Alla numerosa folla accorsa a rendere omaggio alla compatrona di Napoli, Mons. Sepe ha parlato di una giovane Patrizia, che pur essendo discendente della famiglia imperiale di Costantino il Grande, non ha esitato a rinunciare alle sue ricchezze e ai suoi titoli per divenire povera e consacrarsi a Cristo, nonostante l'opposizione della famiglia. La Provvidenza poi volle che questa giovane "principessa" si radicasse nella città del sole per divenirne compatrona assieme a San Gennaro. Una Santa giovane Patrizia, che morta all'età di 21 anni, è divenuta simbolo di una santità che può e deve riguardare anche i giovani, come giovane e santo è stato anche Nunzio Sulprizio, che morto proprio qui a Napoli è stato un vero esempio di virtù e che proprio per questo sarà canonizzato a Roma il prossimo 14 ottobre.

Il Cardinale nel ricordare che nel 1864 le spoglie mortali di Santa Patrizia furono traslate nel complesso monumentale di San Gregorio Armeno, dove ancora oggi riposano, ha concluso con l'insegnamento che Patrizia ci ha lasciato "siate coerenti, siate fieri di essere cristiani, impegnatevi a testimoniare la vostra fede anche di fronte alle difficoltà di un mondo come quello di oggi così materializzato e avrete la gioia  e la grazia di Dio che vi ama, vi è vicino, vi assiste".

La celebrazione è infine terminata con il consueto saluto di Mons. Sepe " A' Madonna v'accumpagne!"

Leggi omelia del Card. Sepe su "Nuova Stagione"

Napoli, 25 agosto 2018                                                                               laura ciotola

Leggi storia di Santa Patrizia

 

 

 

Leggi tutto...

Si apre l'anno giubilare della nascita al cielo della Venerabile Maria Pia Notari In evidenza

 Il 1 luglio 2018, con una solenne celebrazione eucaristica, presieduta da S. Ecc. Mons. Armando Dini, Vescovo Emerito di Campobasso-Boiano, le Suore Crocifisse hanno aperto l'anno in preparazione del centenario della nascita al cielo della Venerabile Maria Pia della Croce Notari.

Era il 1 luglio 1919, quando, come scrisse don Francesco Pannico, parroco di San Giorgio a Cremano “Notari Maddalena, figlia dei furono Benedetto e Calvanese Vincenza, nativa di Capriglia (Salerno), di anni 72, domiciliata in via San Giorgio Vecchio, di stato religiosa, è morta nella comunione della Santa Madre Chiesa, munita dei Santi Sacramenti, Penitenza, Viatico ed Estrema Unzione, ed è stata sepolta nel camposanto di San Giorgio a Cremano”.

Maria Pia morì dopo lunghi mesi di sofferenza, proprio un giorno prima di quello che sarebbe stato il suo 52° anniversario di vita consacrata, come lei stessa lo chiamava “il giorno mio bello”.

Padre Fontana nell’elogio funebre che fece della madre, descrisse i suoi ultimi momenti “Un silenzio profondo regnava nella cella dolorosa, rotto soltanto da prolungati sospiri che uscivano dagli astanti petti delle religiose, prostrate ai piedi della loro Madre agonizzante. L’orologio segnava le ore 22.19, e la veneranda fondatrice mentre si raccomandava l’anima sua al Signore dal sacerdote e dagli astanti, fermò per un istante il respiro, e movendo dolcemente le labbra, quel corpo affranto dalla penitenza, lasciò che l’anima bella volasse al cielo… la Madre Maria Pia della Croce non era più con noi, ma ci lasciò il profumo delle sue virtù e delle opere sue sublimi”.

E fino all’ultimo, il pensiero di Maria Pia fu per il suo Istituto, per le sue figlie a cui negli ultimi giorni di vita raccomandò “Figlie mie, sento che mene vado… Amate assai l’Istituto nostro, voluto dal Signore su questa misera terra. Io sono stata il più vile strumento nelle mani del Signore. Egli qua giù ha compiuto l’opera sua. Amate l’Istituto e cara vi sarà la Santa Regola, che voi abbracciaste con generosità ed amore nel giorno della vostra unione con il Signore. Sacrificatevi fino all’eroismo per l’esatta osservanza di essa; siate sicure di avere in cambio la forza necessaria e e le infinite benedizioni del Signore. Promettetemelo tutte figlie mie, e specie voi più giovani. Siate fedelissime alle promesse sante, nulla vi scoraggi e pensate che, coi i sacrifici di ognuna di voi l’Istituto andrà sempre avanti. Vi raccomando l’amore a Gesù sacramentato. Amatelo assai e siate fedeli all’adorazione, riparando in quell’ora alle indifferenze che riceve da coloro che l’offendono. Se mi promettete tutto questo, siete sicure che l’Istituto si moltiplicherà sempre più e voi acquisterete, nel Paradiso, l’eterna felicità”.

L'anno prossimo, il 1 luglio 2019 saranno 100 anni dalla dipartita di Maria Pia, come ha ricordato Mons. Dini in apertura alla celebrazione del 99° anniversario "Era il 1 luglio 1919... l’anno 21, 1 luglio 2019 saranno cento anni. Oggi comincia quest’anno. Un anno bello, un anno nel quale chiediamo a Madre Notari di ottenerci dal Paradiso particolari forze per la Congregazione e per tutte le opere della Congregazione. Un anno di rinnovamento, un anno nel quale, le suore di oggi,  possano vivere il carisma di Madre Notari, proporzionato ai tempi di oggi con la santità dello Spirito Santo come Gesù vuole".

La Santa Messa, celebrata nel giardino del convento di casa madre, a San Giorgio a Cremano, è stata concelebrata da don Nunzio D'Elia, Postulatore della Causa di Beatificazione e Canonizzazione sia della Fondatrice, che della Beata M. della Passione, da P. Francesco Rinaldi, direttore dell’Ufficio per la Pastorale Scolastica di Napoli e da don Pasquale Pirulli, parroco di Rutigliano e autore di una recente biografia sulla fondatrice “La Venerabile Madre Maria Pia della Croce Notari” e ha visto la partecipazione oltre che di tante sue consorelle, venute da varie comunità, anche di tanti amici, religiosi e laici e della famiglia laica dell'Istituto, gli Ausiliari Eucaristici.

Per l'importante occasione, al fine di promuovere il rinnovamento spirituale dei fedeli ed incrementare la vita di grazia, le suore avevano chiesto alla Penitenzieria Apostolica del Vaticano di concedere l'indulgenza plenaria, che hanno ottenuto con comunicazione del 24 aprile 2018.

Mons. Dini nella sua omelia ha molto sottolineato quanto la povertà di Cristo, nella vita terrena, sia stata essenziale per la nostra salvezza. Gesù è nato povero, in una grotta e si è spogliato di tutto “da ricco che era” dice San Paolo “si è fatto povero per voi… perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà”.

Tuttavia, ha continuato il Vescovo, non sempre noi ci rendiamo conto di questo sacrificio, non sempre comprendiamo il grande amore che Gesù ebbe per noi. Non così fu per Maria Pia, che con la grazia dello Spirito e con l’aiuto della Vergine Maria, fece esperienza dell’amore di Gesù e visse in maniera ricchissima quell’amore, ritrovandolo nella celebrazione del Sacrificio Eucaristico, la messa, nella adorazione a Gesù Eucaristia e nella comunione.

Il Vescovo ha concluso rivolgendo un invito ai presenti ad imparare da Madre Notari “ad amare Gesù così, ad amarlo che dà la vita per noi, ad amarlo che si rende presente sui nostri altari, dato per noi con il suo corpo, regalato a noi con il suo sangue versato”.

L’invito a non lasciare che questo anno in cui si apre il centenario della sua nascita al cielo sia un anno di celebrazioni superficiali, ma piuttosto che sia un anno che incida nel nostro modo di vivere, proprio come “ogni messa deve incidere nella vita”.

L’invito a non permettere che la messa ci passi addosso, ma che anzi “ci sconvolga, azzeri tutti i peccati e tutte le stupidaggini che ciascuno di noi ha in testa, e ci faccia risorgere per una vita nuova, piena di Spirito Santo e di amore come è stata la vita di Madre Notari”.

Leggi omelia Vescovo Armando Dini

La celebrazione è terminata con l’intervento della Superiora generale, madre Giovanna De Gregorio, che nel ringraziare il Vescovo, i sacerdoti e gli amici intervenuti, ha lasciato a tutti una riflessione sull’ascolto, “Potenziamo quest’anno l’ascolto, l’ascolto della Parola di Dio, ma anche l’ascolto tra noi. Nelle nostre comunità, l’ascolto l’una dell’altra. Anche nelle famiglie, il marito ascolti la moglie, la moglie il marito, entrambi i figli, i figli ascoltino i genitori. Anche questa è una grande espressione di amore. Allora vi lascio questa parola, che quest’anno tutti possiamo vivere, attraverso l’ascolto della Parola di Dio, l’ascolto delle nostre famiglie, per poterci sostenere ed aiutare, nel cammino verso la santità e uniamoci tutti in preghiera perché la Fondatrice ci possa far innamorare sempre più di Gesù Eucaristia, come lo ha amato lei”.

                                                                                                         laura ciotola

 

 

Leggi tutto...

Monastero di San Gregorio Armeno, tra arte e religione In evidenza

… Eppure, quando mi sorprendo a sognare,

sapete quale aspirazione trovo nel fondo della mia anima,

qual è l’immagine nella quale essa si bagna e si riposa?

Un convento seicentesco napoletano,

con le sue bianche celle e il suo chiostro,

che ha nel mezzo un recinto di aranci e di limoni,

e, fuori, il tumulto della vita fastosa e superba

che batte invano alle sue alte muraglie.

BENEDETTO CROCE

 

Guida in italiano del Chiostro

English Brochure of the Cloister

Il Monastero di San Gregorio Armeno

Quando dalla piazza di San Gaetano del centro storico di Napoli, ci si affaccia su via San Gregorio Armeno, la famosa strada degli artigiani di pastori, anticamente detta di San Ligorio o San Liguoro, svoltando sul primo vico sulla destra, vico Maffei, ci si trova di fronte ad uno dei monasteri più antichi e sorprendenti della città partenopea: il Monastero di San Gregorio Armeno.

Tempio di Cerere - Scrittori antichi e moderni collocano l’antico Tempio pagano di Cerere, veneratissima nell’antica Neapolis, proprio in questo monastero.

Roberto Pane, nel suo “Il Monastero napoletano di S. Gregorio Armeno”, racconta che il poeta latino Stazio, nato a Napoli nel 49 d. C. fu il Sommo Sacerdote di questo tempio, come egli stesso ricorda nelle sue Silvae, dove afferma anche che le divinità principali in questa zona erano tre, come erano i decumani. Se i Dioscuri avevano il loro tempio nel Decumano Maior, ora Chiesa di San Paolo, Apollo ebbe il suo tempio nel Decumano Superior, ora Chiesa di San Lorenzo, mentre Cerere nel Decumano Inferior. D’altronde la presenza del muro di età imperiale che corre lungo il vicolo di S. Luciella, in opera reticolare di tufo e mattoni, ora completamente ricoperto di intonaco, avvalora questa ipotesi. Va anche ricordato che all’intero del chiostro di San Gregorio, sono visibili non solo numerosi capitelli che con ogni probabilità appartennero al tempio romano, demolito poi nel rifacimento cinquecentesco, ma anche diversi mortai di marmo bianco che furono ottenuti riscalpellando altrettanti capitelli corinzi. Tuttavia il frammento che con più certezza rimanda al culto di Cerere è un bassorilievo murato posto all’ingresso di una bottega, alla via San Gregorio n. 14, che mostra scolpita sulla faccia anteriore di un blocco di piperno, la figura di una canefora con la fiaccola  ed il canestro.

Le Suore Basiliane e l'arrivo della reliquia di San Gregorio Armeno - In ogni caso da un “Breve Compendio” scritto da Fulvia Caracciolo, una monaca benedettina che visse a San Gregorio dal 1541, emerge una fondamentale testimonianza storica sull’origine del monastero. Secondo Fulvia, un gruppo di monache dell’ordine di San Basilio, fuggite da Costantinopoli, dopo il 726, a causa della persecuzione iconoclasta, dell’Imperatore Leone III, detto l’Isaurico, giunsero a Napoli e si rifugiarono nella diaconia di San Gennaro all’Olmo. Successivamente, nell’835, con l’appoggio del vescovo-duca Stefano II, fondarono un monastero intitolato al Vescovo di Armenia, la cui reliquia del cranio, avevano portato con loro nella fuga.  La presenza delle monache basiliane favorì a Napoli la diffusione della lingua greca. Parte essenziale del loro culto fu il canto di solenni inni sacri, sia nelle chiese sia durante le processioni, una delle caratteristiche più originali del Cristianesimo orientale.

Il passaggio alla regola benedettina - Anche se non è sicuro, come scrive Fulvia, che il monastero sorse nell’835, è invece certo che nel 1025, un decreto del duca di Napoli, Sergio, dispose di unire le quattro cappelle dei santi Salvatore, Gregorio, Sebastiano e Pantaleone, le cui strutture furono collegate attraverso un cavalcavia ancora oggi esistente. Il nuovo monastero abbracciò la regola benedettina e accolse le fanciulle delle famiglie nobili della città.

Sempre dalle memorie di Fulvia si ha una descrizione delle usanze bizantine del monastero, prima che il Concilio di Trento imponesse la clausura. Il monastero era un agglomerato di più case, circondate da un muro. Ogni casa aveva più camere, cucina e cantina con altre comodità e gni monaca possedeva la sua, che nel monacarsi, o comprava dal monastero (se ce n’erano libere), o faceva fabbricare a proprie spese. Le monache vestivano di bianco con tuniche a forma di sacco, e sul capo portavano una legatura greca e avevano la possibilità di ricevere licenze per uscire dal monastero o per ricevere all’ interno di esso parenti o altre donne di servizio e per compagnia.

Il Concilio di Trento - Questa pratica iniziò ad affievolirsi nel 1554 con la Badessa Galeota, fino ad essere del tutto abolita dal Concilio di Trento che, nel 1563, impose la clausura e la vita in comune.

Nell’ottobre 1568, dovendo le suore di S. Marcellino ricostruire il loro chiostro (su disegno dello stesso architetto Vincenzo della Monica, che qualche anno dopo, rifece anche quello di San Gregorio), si divisero per vari monasteri e 12 vennero accolte dalle monache di S. Ligorio.

Nel 1569, il Cardinale Arcivescovo Alfonso Carafa intimò anche alle suore di San Gregorio Armeno la clausura e queste l’abbracciarono il 27 dicembre 1570 quando la Badessa Giulia Caracciolo professò, per la prima volta, i voti solenni. In quel periodo le suore cambiarono l’abito da bianco in nero.

Le suore abitarono il vecchio fabbricato fino al 1572, quando la Badessa Lucrezia Caracciolo inaugurò il cambiamento, affidando la costruzione del nuovo monastero all’architetto Vincenzo della Monica, che la completò nel 1577 nella forma che oggi conosciamo.

Poiché le suore mal volentieri volevano lasciare le loro privati abitazioni, la Badessa diede l’esempio diroccando la sua con le sue proprie mani. Fu proprio in quel tempo che la famosa Fulvia Caracciolo, nipote di Lucrezia, scrisse la cronaca del monastero e contribuì con la zia a seguire i lavori, basati sul disegno di Giovan Battista Cavagni, del nuovo monastero, che fu dedicato a San Gregorio Armeno, dal Beato Paolo D’Arezzo, Cardinale Arcivescovo di Napoli.

Il nuovo regime monastico non fu accettato da tutte le suore, ben 17 monache lasciarono il convento.

L'arrivo delle reliquie di San Giovanni Battista e di S. Patrizia - Nel 1576, soppresso il monastero di S. Arcangelo a Bajano, sei monache di esso si unirono a quelle di S. Gregorio, recando con loro una delle due ampolle del sangue di S. Giovan Battista. Nella prima metà del VI secolo, vi si recarono pure le suore di Donnaromita, portandovi l’altra ampolla del sangue di S. Giovanni. Finalmente nel 1864 si unirono anche le suore di S. Patrizia, portando il corpo e il sangue di questa Santa, il corpo della Beata Aglaia e il sacro chiodo di Cristo.

Leggi storia di S. Patrizia

Finalmente, nell'ottobre 1577 il chiostro si compiva nelle forme che oggi ammiriamo. La nuova struttura era costituita da stanze affacciate su una loggia prospiciente il chiostro, il tutto recintato da un alto muraglione e da inferriate; la chiesa dal centro del monastero fu spostata ed ebbe una apertura esterna per consentire alla gente di partecipare alle funzioni religiose mentre le monache potevano assistere, nascoste dietro grate poste su uno dei corridoi o dal coro che affacciava sulla chiesa.

Le Suore Crocifisse Adoratrici dell'Eucaristia - Nel 1922 l’ultima Badessa benedettina, Giulia Caravita dei principi di Sirignano, ex educanda, assicurò la sopravvivenza del monastero affidandolo alle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia, che furono accolte in San Gregorio Armeno il 4 dicembre 1922 alle ore 8, con una celebrazione presieduta da Sua Eccellenza Monsignor Zezza. Da un documento conservato nell'Archivio Storico Diocesano di Napoli (Diario n. 26, anno 1922) leggiamo: "Anno 1922, 4 Dicembre. Possesso delle Suore di Maria Pia Notari in S. Gregorio Armeno. Alle ore 8 S. Eccellenza Mons. Zezza si è portato nella Chiesa di S. Liguori a celebrare Messa basso-pontificale, per la presa di possesso delle Suore. Dopo la Messa il Parroco di S. Giorgio a Cremano ha intonato il Te Deum ed ha impartito la Benedizione Eucaristica. Terminata la funzione S. Eccellenza accompagnato dal suo Segretario e dal 1° Cerimoniere è entrato nel monastero".

A tre anni dalla morte di Maria Pia della Croce Notari, fondatrice delle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia, si realizzava quel disegno divino che la madre aveva intravisto mentre, il 21 marzo 1886, era raccolta in preghiera proprio nella chiesa di quel monastero, per assistere al solenne pontificale che si faceva in onore di San Benedetto, essendo tenuta la chiesa, in quel tempo, dalle monache benedettine. Mentre pregava infatti, Maria Pia si sentì come rivestita interiormente della virtù del santo che sembrava volesse incitarla a continuare l’opera intrapresa.

Roberto Pane ne "Il monastero napoletano di S. Gregorio Armeno", ci riferisce che di benedettine ne era rimasta una sola, con tre anziane converse. Lo studioso, dai racconti e dai ricordi delle suore più anziane trasmesse poi alle più giovani, ha ricostruito alcune notizie in merito al periodo del passaggio. Le anziane benedettine accolsero bene le giovani suore che portarono nuova vitalità nelle mura del chiostro. Le benedettine conducevano una vita più ritirata: ognuna era con la sua conversa e aveva la propria cucina. Le converse, in cambio del vitto, si occupavano delle varie commissioni e continuavano a fare dolci e a venderli. Dopo il 1922 tutte furono dispensate dalla clausura: l’ultima benedettina in San Gregorio Armeno fu Maria Peluso.

Il monastero è ancora oggi tenuto dalle Suore Crocifisse Adoratrici dell'Eucaristia, che vi svolgono diverse opere di apostolato.

Leggi la Storia dell'arrivo delle Suore Crocifisse nel Monastero di San Gregorio Armeno.

                                                                                                                                                                     Laura Ciotola

         

           

                                                        

 

Leggi tutto...

Pastorale Vocazionale a Nuevo Progreso nel Peru' In evidenza

Dal 16 al 18 marzo, Suor Ledy ed io, siamo andate nel distretto Nuevo Progreso, per un incontro di promozione vocazionale dal tema CAMMINARE CON GESÙ.    

Il distretto peruviano di Nuevo Progreso è uno dei cinque distretti che compongono la provincia di Tocache, appartenente alla regione di San Martín in Perù.

Dal punto di vista gerarchico della Chiesa cattolica fa parte della Prelatura di Moyobamba, suffraganea del Metropolita di Trujillo e affidata dalla Santa Sede all'Arcidiocesi di Toledo in Spagna.

Siamo partite il venerdì da Huanuco e siamo arrivate al Nuevo Progreso già nel primo pomeriggio.

Con la preghiera, abbiamo invocato lo Spirito Santo per le vocazioni e abbiamo portato l’esempio della nostra Fondatrice, Maria Pia della Croce, che per donarsi al Signore ha dovuto affrontare molti ostacoli, primo fra tutti la resistenza dei suoi genitori, per sottolineare che spesso la vocazione sembra difficile da realizzare, ma che tutto diventa più facile se ci abbandoniamo con fiducia alla strada che Dio ha scelto per noi. Abbiamo quindi invitato a queste riflessioni con delle domande: Perché temi i giovani che danno la vita a Gesù Cristo? Perché i genitori non permettono ai propri figli di dedicarsi al Vangelo? Successivamente ci siamo soffermati sulle parole del Vangelo di Giovanniː Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate il frutto e il vostro frutto rimanga.

Il giorno successivo abbiamo incontrato le Catechiste Campesine, con le quali abbiamo riflettuto sul tema PAROLA Y EUCARISTIA. Nuovamente abbiamo parlato di Maria Pia della Croce per introdurre il nostro carisma e abbiamo invitato a delle riflessioni sull’Eucaristia: Come bisogna avvicinarsi alla Santa Eucaristia? Perché e come visitare il Signore Gesù nel Sacramento? E’ la stessa Bibbia che con l’Ultima Cena di Gesù, ci insegna che Gesù Cristo è veramente presente nell'Eucaristia. Papa Francesco ha detto: "L'Eucaristia non è un semplice ricordo di alcuni detti e azioni di Gesù. Eucaristia è l'opera e il dono prezioso di Cristo che ci viene incontro e ci nutre della sua Parola e della sua vita".

La domenica abbiamo infine celebrato la Santa Messa per ringraziare Padre Viviano Beraun, che ci ha accompagnato in questi giorni in cui abbiamo parlato della nostra congregazione alle gente. Nello stesso giorno siamo tornate alla nostra comunità di Huanuco.

                                                                                                                                 Suor Corazon Bohol

Leggi tutto...

Il Triduo Pasquale a Conversano In evidenza

I tre giorni che vanno dalla sera del Giovedì Santo alla sera della Domenica di Pasqua sono giorni, ore, minuti ed attimi vissuti con intensa spiritualità dal popolo cristiano-cattolico che crede fermamente di essere redento e salvato dalla morte eterna per la Passione, Morte e Risurrezione del nostro Signore Gesù Cristo.                             

Questo Mistero, in particolare, è la spiritualità vissuta, condivisa e consegnata in eredità a noi Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia dalla nostra amata Madre Fondatrice, la Venerabile Madre Maria Pia della Croce.

A Conversano, nel nostro Santuario dedicato a Santa Rita e ai Santi Medici Cosma e Damiano, dopo la Messa in "Coena Domini" si da l’inizio all’adorazione eucaristica e alla visita all’altare della reposizione: la nostra Chiesa si riempie di gente che vuole adorare il Signore Gesù – Pane spezzato, insieme a noi suore.

Già dall’alba del Venerdì Santo e per tutta la giornata, nella città di Conversano, si vive la processione di Gesù Crocifisso e l’incontro con Sua Madre, la Vergine Addolorata. La processione fa tappa nel nostro convento affinché Gesù riceva la venerazione dalle Sue spose: noi Suore Crocifisse. E’ un momento di  preghiera e adorazione a Colui che ci ha amato tanto da sacrificare la Sua Vita per dare a noi la vita vera e piena di grazia.

Tutto il giorno del Sabato Santo invece predomina il silenzio, il raccoglimento, la meditazione, per Gesù che giace nel sepolcro prima della gioia della Domenica di Pasqua con l’annuncio della Risurrezione.

La nostra Chiesa si popola di fedeli, Durante la Veglia Pasquale, e ci ricorda che la croce non è l’ultima parola, come ci ha insegnato Don Tonino Bello: Coraggio! La tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre “ COLLOCAZIONE PROVVISORIA”.

Come cristiani e come Suore Crocifisse crediamo fermamente che ogni croce ha la sua deposizione, ogni notte ha la sua alba, che vede sorgere il sole di un nuovo giorno, in ogni nostra sofferenza dobbiamo mettere tanta speranza perché in ogni Crocifissione c’è la Risurrezione.

Conversano, 1/04/2018

                                                                                                  Sr. Marilou Corvero Luna c.a.e.

Leggi tutto...

La magia della neve del sud In evidenza

Lo scorso 27 febbraio, dopo tanti anni, la neve è tornata a imbiancare alcune zone del sud Italia. Nonostante i disagi che questo ha provocato per la viabilità e per tanti altri fattori, non si è potuto fare a meno di godersi lo spettacolo! Questo avvenimento infatti pur risultando consueto, data la stagione invernale, per alcune regioni italiane, non lo è invece per altre. Anche le nostre Comunità di San Giorgio a Cremano, di San Gregorio Armeno e di Roma hanno potuto assistere alla magica nevicata. Riportiamo alcune foto scattate dalle nostre consorelle.

Leggi tutto...

25° Anniversario di vita consacrata di suor Letizia Arnado e suor Evelyn Ilo In evidenza

Il 21 gennaio, presso la Cappella di Casa Madre, suor Letizia Arnado e suor Evelyn Ilo hanno celebrato il loro 25° anniversario di vita religiosa.

Don Vincenzo Padula che ha officiato la Santa Messa, ha voluto innanzitutto ringraziare il Signore per il dono della vocazione ricevuto da suor Letizia e suor Evelyn. Ringraziamento anche a tutte le suore crocifisse che hanno permesso con il loro vivere insieme, con il loro essere famiglia religiosa il cammino di questi 25 anni di consacrazione.

“La Fondatrice, Venerabile Maria Pia della Croce Notari, con il suo carisma, oggi come ieri, continua a vegliare sulle sue figlie e su tutti noi, in un atto di amore, come ella fece della sua vita, amore per la Croce e per l’Eucaristia” ha proseguito don Vincenzo “ha vissuto e ha espresso pienamente la sua vita in una continua donazione al Signore, in un apostolato svolto in favore dei più bisognosi, questo avvenne nel 1885, in un vico, Vico dei Maiorani, al numero 19 a Napoli. Mi ha colpito che abbia iniziato in un vico, in una realtà pulsante di vita, di amore, di sofferenza, di travaglio, lei e due consorelle. Oggi, questa realtà che è iniziata in un vico è presente in varie parti del mondo.

San Giovanni Paolo II nell’Esortazione Apostolica alla Vita Consacrata n.14 dice: il fondamento evangelico della Vita Consacrata va cercato nel rapporto speciale che Gesù, nella sua esistenza terrena, stabilì con alcuni suoi discepoli, invitandoli non solo ad accoglierlo nella propria vita, ma a porre la loro esistenza a servizio di questa causa, lasciando tutto e imitando da vicino la sua forma di vita.

Anche suor Letizia e suor Evelyn sono state pronte, 25 anni fa, a morire quotidianamente al peccato per rinunciare al mondo, ponendosi al servizio della carità non solo delle consorelle, ma anche dei fratelli bisognosi.

Venticinque anni di lotte personali, di dubbi, di speranze, per la santificazione, per la carità vivificata nei Consigli Evangelici, vissuti nella fedeltà del loro sponsale a Cristo Gesù.

Riflettiamo sul carisma della Fondatrice: un carisma che ci richiama alla croce, alla sofferenza, in attesa di passare alla Domenica di Pasqua della vite eterna.

La nostra chiamata consiste nel far crescere la dimensione verticale della nostra fede, ma senza trascurare la dimensione orizzontale del servizio, verso coloro che vivono con noi e che incontriamo sulla nostra strada. Infatti nel nostro cammino quotidiano verso la via della salvezza, che non manca di difficoltà e sofferenze, Dio ci invita a convertirci non confidando nelle nostre capacità e nelle nostre forze umane, ma ponendo la nostra totale fiducia in Dio, unico e vero Maestro.

La Beata Maria della Passione, con la Madre Fondatrice, rappresentano due colonne portanti, su cui il Signore ha posto la Congregazione. Mi auguro che le due colonne siano soltanto momentanee, vi auguro di averne tante di colonne, perché il nostro essere consacrati è un cammino alla santità, alla perfezione”.

Il 28 gennaio, suor Letizia e suor Evelyn, hanno nuovamente ringraziato il Signore per questo loro anniversario con una celebrazione eucaristica, presso il Santuario di Maria Santissima del Buon Consiglio a Torre del Greco, presieduta da don Ciro Sorrentino.

Suor Letizia e suor Evelyn hanno infine concluso questi giorni di festa con dei ringraziamenti:

“Grazie alla Superiora Generale, Madre Giovanna De Gregorio che è sempre presente in mezzo a noi e grazie al parroco Don Ciro Sorrentino che ha organizzato questa celebrazione.

Grazie mille alla nostra cara Superiora, Madre Rosaria Petti, per la disponibilità e la materna bontà manifestata in questi giorni di preparativi.

Grazie anche alla nostra Comunità di Casa Madre: ognuna ha dato il proprio contributo. Grazie a tutte le Suore Crocifisse Adoratrici dell'Eucaristia.

E infine il Grazie più grande e più importante va al Signore per averci tenute per mano durante questo cammino”.

 

Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS